Pandemia di Covid-19: abbiamo contribuito?

Come dimostrano numerosi studi nazionali ed internazionali, abitare in aree urbane dove l’inquinamento atmosferico è elevato incide sullo stato di salute della popolazione. Infatti, la popolazione che vive nelle aree metropolitane, indipendentemente dalle caratteristiche socio-demografiche, è più soggetta a depressione, malattie croniche respiratorie, diabete e tumori.

Ad oggi, è incerta l’associazione tra la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 e l’elevato livello di inquinamento atmosferico. In Italia, tale ipotesi è stata avanzata perché in aree dove il virus ha presentato la maggiore diffusione, si registrano anche le maggiori concentrazioni degli inquinanti atmosferici, come in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Sebbene la diffusione del virus si sia presentata attraverso focolai circoscritti all’interno di zone della Pianura Padana, che presenta valori di inquinamento atmosferico elevati e piuttosto omogenei, altre aree a forte inquinamento atmosferico, anche se prossime, sono rimaste inizialmente escluse e sono state interessate successivamente dalla contaminazione del virus, seppure con minor forza.

La complessità del fenomeno, insieme alla conoscenza limitata di altri fattori che potrebbero aver avuto un ruolo nella trasmissione e diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2, rendono al momento molto incerta una valutazione di associazione diretta tra elevati livelli di inquinamento atmosferico (in particolare PM10 e PM2,5) e la diffusione dell’epidemia da COVID-19, o del suo ruolo di amplificazione dell’infezione.

Al contempo, in via cautelare, sia le istituzioni e i decisori politici sia i cittadini potrebbero dare importanti contributi, adottando misure molto più efficaci per contrastare le emissioni atmosferiche.

Alcune azioni che potrebbero essere intraprese riguardano la conversione di impianti di riscaldamento inquinanti, il ricorso a forme di mobilità ecosostenibili e l’adozione di modelli alimentari (e agrozootecnici) a basso impatto ambientale. A tal proposito, è opportuno ricordare che il contributo della filiera alimentare alla produzione di gas serra, così come al consumo di acqua e di suolo, è maggiore di quello dei trasporti a livello mondiale.

Per concludere, scelte coerenti dei consumatori potrebbero mitigare tale fenomeno.

Ilaria Corazza, Virginia Falchi, Daniele Palomba e Carolina Ruta

Sitografia:
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-inquinamento-atmosferico
http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=91324
https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/inquinamento-e-covid-19-che-cosa-sappiamo

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